Sebbene le attuali conoscenze indichino che il rumore eccessivo in TIN dovrebbe essere ridotto, vi sono al contempo impedimenti logistico-organizzativi perché ciò sia realizzabile. L’American Academy of Pediatrics e l’OMS hanno suggerito che i livelli sonori nelle TIN non devono superare il livello orario di 45 dB, tuttavia tali limiti non sono quasi mai rispettati.
In generale, il rumore nelle TIN riconosce circa 4 fonti principali: le caratteristiche edili dell’unità, le attrezzature, gli allarmi sonori e, soprattutto, la voce degli operatori sanitari presenti. Diversi studi sottolineano il chiaro rapporto di causa-effetto tra la conversazione del personale e l’aumento dei livelli di rumore in TIN. Le strategie di riduzione del rumore in TIN devono coinvolgere l’intera equipe e possono realizzarsi in tre tipi di interventi:
1- Progettazione/rimodellamento architettonico-acustico.
È possibile intervenire sulla qualità dell’ambiente acustico già dalla scelta della migliore collocazione spaziale del reparto ma soprattutto dall’utilizzo di pannelli fonoassorbenti posti nel soffitto. In aggiunta, una progettazione dell’unità, secondo il modello a stanze unifamiliario Single Family Room (SFR), in alternativa alle Open-Units, pur creando un maggiore fabbisogno di personale assistenziale e minore interazione nell’equipe, risulta più silenzioso di circa 12 dB rispetto al livello sonoro massimo ed è quindi efficace nella riduzione di stimoli rumorosi nocivi per i neonati.
2- Scelta delle attrezzature e degli elettromedicali.
Nel loro insieme tutte le attrezzature presenti nelle TIN producono un inquinamento acustico che può arrivare a livelli sonori impattanti. La scelta di attrezzature meno rumorose permetterà di far calare drasticamente i livelli di pericolo acustico per i neonati. Alcuni recenti studi hanno dimostrato che il numero di allarmi impiegati nell’assistenza ai neonati è molto elevato e hanno concluso che è possibile non solo ridurre il volume sonoro generato dai sistemi di monitoraggio ma anche di eliminare allarmi clinicamente irrilevanti e/o non operativi (ad esempio allarmi tecnici che vengono emessi in risposta a bias di misurazione o visualizzazione dei dati). Un’altra strategia riportata in letteratura è l’utilizzo di allarmi con volumi regolabili associati a sistemi Wireless che prevedono la vibrazione su dispositivi portatili in possesso degli infermieri. Sarebbe opportuno ridurre il complessivo livello di rumore, attribuendo volumi differenti alle diverse priorità di allarme e, al contempo, garantendo un efficace allert per gli infermieri.
3- Formazione del personale: le evidenze scientifiche mostrano una correlazione tra il numero di persone presenti nella TIN e il livello di rumore generato nell’unità. Ne consegue che, per raggiungere livelli sonori adeguati, è necessaria la cooperazione di tutte le persone che lavorano all’interno dell’unità operativa. Uno studio condotto in Canada nel 2010 ha proposto l’attuazione di un programma educativo di sensibilizzazione sul rumore (Noise Awareness Educational Program) che includeva informazioni riguardo il rumore, le sue cause, i suoi effetti negativi sui pazienti e sul personale, nonché interventi pratici e concreti per prevenirlo. Le sessioni formative, rivolte a tutto il personale, prevedevano una parte esclusivamente teorica ed una dedicata alle proposte del personale riguardo le possibili strategie di riduzione del rumore. I ricercatori hanno rilevato i livelli di suono prima e dopo il periodo di formazione, giungendo alla conclusione che, a parità di attività e carico di lavoro, l’attuazione di un programma specifico riduce il livello di rumore.
È bene sottolineare che lo staff di un setting lavorativo come la TIN, avrà maggiori probabilità di accettare un cambiamento delle abitudini se avrà preso parte al processo di cambiamento. Per ottenere risultati duraturi, le modifiche dovrebbero seguire un percorso graduale che tracci i benefici e che questi siano mostrati al personale.
Le modifiche comportamentali possono iniziare sperimentando una o due ore di silenzio in cui inserire una sessione di musicoterapia documentando gli effetti sulla saturazione di ossigeno e sulla frequenza cardiaca dei neonati. La musicoterapia è una delle strategie di modifica dell’ambiente per favorire il processo neuro evolutivo del prematuro. Introducendo un cambiamento alla volta, tutto il personale non avrà un maggiore carico assistenziale e potrà concentrarsi sugli effettivi benefici per il bambino.
In conclusione, l’obiettivo primario dell’equipe della TIN è quello di garantire un’assistenza che ponga il neonato e la famiglia al centro delle cure. Proprio per questo ridurre il rumore ambientale e implementare la musicoterapia devono rappresentare singoli tasselli in un progetto più ampio che mira a creare un ambiente di degenza sano e sicuro.
Fabrizio Faina – Infermiere, Neonatologia e TIN di Perugia
Referente Regionale SIN INF Umbria
Bibliografia
R. D. White, «Recommended standards for newborn ICU design, 9th edition,» Journal of Perinatology, n. 40, pp. 2-4, 2020.
Philbin, M. K. The influence of auditory experience on the behavior of preterm newborns. Journal of Perinatology, 20(8, Pt. 2), S77-S87 (2000).