Può una ninna nanna materna essere considerata un agente terapeutico adatto ai pretermine ricoverati in Terapia Intensiva Neonatale?
Come è noto i neonati prematuri sperimentano un lungo periodo di permanenza nelle unità di Terapia Intensiva Neonatale che costringe ad una interruzione del contatto madre-figlio e ad una separazione fisica del neonato dalla coppia genitoriale. Questa condizione crea frequentemente uno stato di tensione emotiva che complica i legami relazionali. Il processo di attaccamento madre-bambino e, in generale, di accudimento genitoriale sono fondamentali per lo sviluppo del neonato. Si tratta di un legame che nasce in utero e che fisiologicamente prosegue senza interruzioni dopo la nascita. Sono scambi di tipo fisico, emotivo e psicologico, attraverso i quali il neonato ricerca non solo nutrimento, ma anche sensazioni di protezione, calore e affetto. Non deve stupire che recenti studi attribuiscano al contatto pelle a pelle e allo scambio reciproco delle voci, una spinta verso un normale sviluppo cognitivo del pretermine, del suo linguaggio e della sua vista. La permanenza del neonato in una TIN ostacola questa naturale interazione della diade e lo espone a diverse limitazioni ambientali (rappresentate dall’incubatrice) e fisiche (riduzione del contatto costante con la madre che avrebbe dovuto essere la principale caregiver). Il neonato pretermine, inoltre, sperimenta un ambiente anomalo caratterizzato da eccessivo rumore, luci intense e procedure mediche dolorose che rappresentano forti fattori di stress. La ricerca di strategie capaci di limitare tali fattori è estremamente importante e deve prevedere la partecipazione attiva dei genitori.
In questa revisione sistematica si esplora la connessione tra madre e figlio attraverso gli effetti della voce materna sulla stabilità autonomica del bambino (frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, saturazione arteriosa di ossigeno, sonno), sull’aumento di peso e sugli stati comportamentali. Svariate ricerche hanno esaminato la possibilità di registrare le voci dei genitori, soprattutto quella materna, per migliorare l’interazione genitori-neonati pretermine e per favorire la calma e la stabilità del neonato.
Un recente lavoro infermieristico di Williamson del 2019 ha preso in esame 15 studi pubblicati tra il 2002 e il 2018 e relativi alla connessione madre-bambino in rapporto agli effetti della voce materna sulla stabilità autonomica, ma anche volume di latte assunto, il peso ponderale oppure i livelli salivari di cortisone. Tutti gli studi erano riferiti a neonati che non presentavano condizioni mediche complicate e quindi né intubati, né ventilati. Blumenfeld e Eisenfeld hanno messo in evidenza come i bambini che sentivano le madri cantare erano più rilassati. Altri autori hanno evidenziato che, in questo gruppo di neonati, gli eventi respiratori avversi erano ridotti mentre aumentavano la frequenza cardiaca e la saturazione. Inoltre la voce materna associata alla pratica del pelle a pelle portava ad una migliore stabilità autonomica. Un dato rilevante, comune a molti studi, era rappresentato dall’aumento di peso ponderale registrato nei bambini sottoposti alla voce materna dal vivo o registrata. Un interessante lavoro effettuato con l’ausilio della metodica Near Infrared Spectroscopy (NIRS), ha rivelato l’abilità dei neonati nel discriminare le voci, identificando la voce dell’infermiera come voce associata sia a stimoli piacevoli che dolorosi e la voce materna come voce associata a emozioni positive quali rilassamento e calma che potrebbero favorire l’attaccamento. Un unico studio ha riscontrato l’efficacia a 3-6 mesi sullo sviluppo neuroevolutivo, della lettura di brani del “Piccolo principe” nel neonato pretermine. Gli autori hanno inoltre delimitato la “finestra terapeutica” per l’efficacia dell’uso della voce materna che dovrebbe andare dalle 33 alle 36 settimane.
In generale, la voce materna sia essa dal vivo, registrata o combinata con suoni materni biologici (ad esempio la frequenza cardiaca) se offerta durante i pasti, l’allattamento o durante le procedure assistenziali può essere considerata un agente terapeutico utilizzabile nelle TIN perché aumenta la stabilità autonomica e l’aumento di peso, favorisce e rafforza l’attaccamento e riduce l’ansia materna. Ecco perché occorrerebbe incoraggiare le madri e i padri a parlare, leggere storie, cantare ninna nanne ai loro neonati anche attraverso voci registrate.
Approfondisci la lettura>> https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31335378/